Sull’oltraggio a Primo Zanetti, partigiano e garibaldino, e sull’antifascismo di facciata della politica spilimberghese

Anche a Spilimbergo il 25 aprile, come in altre decine di località della nostra regione, gli antifascisti hanno reso omaggio a chi ha lasciato le carni straziate nella lotta per un società più equa e giusta.

Nel pieno centro storico, sotto la Torre Occidentale, è stata fatta rivivere la memoria del partigiano Primo Zanetti, 19enne di Castelnovo del Friuli apprendista sarto a Spilimbergo ed appartenente alla Brigata Garibaldi Sud-Arzino. Come ricorda il comunicato dell’ANPI di Spilimbergo, fu arrestato in seguito ad una delazione di una donna di Travesio. Venne rinchiuso e torturato perché rivelasse i segreti e i nomi dei compagni e delle compagne impegnate con lui nella lotta contro i nazifascisti. Non parlò: nessun nome uscì dalla sua bocca. Per questo motivo il 13 luglio 1944 fu impiccato all’arco della Torre, esattamente dove ora si trova la lapide che lo ricorda. Stessa sorte toccò a Gianni Missana, quindicenne di Valeriano, vittima della stessa delazione, impiccato davanti alla madre sul lampione di fronte alla sua abitazione.

Primo fu lasciato penzolare per giorni con due cartelli, uno davanti e uno dietro, con su scritto “Questa è la fine dei banditi”. Il trattamento che subì è ancora vivo nelle testimonianze e nei ricordi di chi vide. Qualcuno applaudì, altri passando gli sputarono addosso. Altri ancora attorcigliarono la corda per farlo girare. Una “signora spilimberghese” esaltò questa azione meschina con queste esatte parole: “Comandante, gli faccia fare ancora un giretto”.

Dopo 76 anni, nella notte tra il 25 e il 26 aprile il tributo al ribelle Primo Zanetti è stato coperto da gravi e viscidi insulti. Un misero tentativo di gettare fango sulla memoria e sull’incredibile importanza dell’azione partigiana dello spilimberghese e della Destra Tagliamento per la lotta di Liberazione, contributo che fu pagato spesso ad alto prezzo.

Il cartello è stato rimosso in breve ed ancora in minor tempo è uscito un comunicato della sinistra istituzionale locale. Questo ritrae un’immagine del cartello posto a scempio dell’omaggio antifascista a Primo. Nonostante possa dare l’idea della bassezza del gesto, non rende giustizia alla memoria del partigiano e regala ai soliti ignoti una visibilità di certo non dovuta. Vistosa è l’assenza di riferimenti al contributo apposto il giorno prima, come se la scritta “W i partigiani, W le ribelli” e i fiori che ornavano la targa non esistessero. Anche la stampa locale ha preferito usare la stessa immagine ignorando i fiori e la scritta che trapelano sotto l’ignobile cartello denigratorio. I democratici invitano poi nel loro comunicato l’amministrazione comunale ad utilizzare le numerose telecamere presenti nel centro storico per individuare il colpevole. L’appello all’utilizzo dei frutti di anni di campagne securitarie sembra come minimo fuori luogo. In un momento di crisi dove la realtà dimostra con forza che l’unica protezione efficace è quella sociale, costituita da una sanità efficiente e garanzie lavorative, si invoca repressione. In conclusione si evidenzia anche l’infrazione delle misure previste dal DCPM del 10 marzo, come se il fulcro della questione fosse una regola infranta degli attuali decreti, quando il problema è ben diverso e più radicato.

Il sindaco ha riservato poche righe di un post facebook per “la ferma stigmatizzazione dell’accaduto”. È però la stessa giunta che da anni, in acquiescenza della forza di minoranza democratica già citata, sta procedendo ad un processo di revisionismo storico dipingendo i partigiani come assassini e i fascisti e nazisti come vittime.

Questa schifosa operazione revisionista è avvenuta attraverso “eventi” che pretendevano di essere culturali, ma soprattutto attraverso celebrazioni che, mentre nelle orazioni i partigiani venivano ritratti come macellai rei di aver “trucidato spilimberghesi innocenti”, puntavano a celebrare morti appartenenti alle brigate nere della repubblica fascista di Salò o loro collaboratori, che furono gli stessi aguzzini che rastrellavano, torturavano, ammazzavano e deportavano chi, come Primo, si oppose alla loro mortifera legge. Principale artefice di questa manovra l’associazione culturale Erasmo da Rotterdam, capitanata dall’ex sindaco Renzo Francesconi, e la giunta comunale guidata da Enrico Sarcinelli, che prima di approdare nella coalizione Fratelli d’Italia – Forza Italia ha avuto una lunga militanza in Alleanza Nazionale, partito post-fascista.

Non ci dilungheremo ulteriormente sulla natura di queste operazioni di falsificazione storica che ha già visto approfondimenti e contributi dettagliati non solo da parte nostra.

Non siamo sorpresi dalla situazione, e di certo non saranno un misero pezzo di cartone o delle pretestuose targhe a fare vacillare ai nostri occhi i meriti di chi si è eroicamente sacrificato nella lotta per una società migliore, dominata dalla giustizia sociale e dall’uguaglianza. Il loro sforzo è assicurato alla storia e arde vivo nei nostri cuori. Le commemorazioni e l’antifascismo di facciata delle forze politiche non ci possono bastare, la Resistenza è di chiunque ci si riconosce e va praticata quotidianamente.

Ancora e sempre banditi!

Per Primo, per tutti i partigiani e le partigiane