Mountain Wilderness e Sentieri Partigiani, in collaborazione con ANPI Cadore e Orme Ribelli, e con la partecipazione di Equilibero, organizzano un’escursione domenica 14 luglio 2024 nei luoghi del Distaccamento Memora, un anfratto naturale dove trovarono rifugio nell’inverno del 1944 un manipolo di ribelli.
Risalendo boschi e pendii, su sentieri non tracciati, arriveremo fino a quelle “ultime pale” ai piedi delle Marmarole, raccontate da Giovanna Zangrandi nel suo diario della Resistenza Partigiana dal titolo “I giorni Veri”.
Per maggiori informazioni e per inviare la propria adesione entro il 12/07, contattare
veneto@mountainwilderness.it oppure friuliveneziagiulia@mountainwilderness.it
Il programma della giornata e tutti i dettagli saranno condivisi con i partecipanti a seguito dell’adesione.
Ritrovo e partenza ore 10:00 in Val d’Oten a Calalzo di Cadore (BL)
Percorso: a/r 7km, +600mt dislivello, pendenza significativa, difficoltà EE [escursionisti esperti]
Pranzo al sacco ed una buona scorta d’acqua
La memoria di Enrico Leonardi
La Memora. La neve scende copiosa sulle Marmarole. Lì, nel mezzo, verso valle, sale un timido fumo che si disperde veloce nell’aria gelida dell’inverno tra il 1944 e il 1945.
Il fumo esce da una fessura nella parete dell’”alta roccia della Memora” (1). Attorno a quel fuoco, alla base della roccia, si osservano e sussurrano tra loro due uomini e una donna: Anna. Si scaldano nel riparo ricavato tra il “paretone strapiombante” e la ramaglia raccolta e intessuta accuratamente per crearsi un giaciglio.
Ogni fiocco che cade pesa ancor più degli inverni passati. Dopo la caccia ai banditi dei nazi-fascisti in coda all’estate, giunge il proclama Alexander (2) a chiedere di “cessare le operazioni organizzate su larga scala”.
Delusione, disperazione a tratti. Molti ribelli scendono a valle, rimangono in clandestinità, molti si arruolano come operai nell’Organizzazione TODT (3). Altri, meno, rimangono in montagna. Tra questi la staffetta Anna.
“Anna” la ribelle. Chissà quanti altri inverni ha visto Anna dalle finestre della sua casa di Borca di Cadore. Lì, a valle, dove si era stabilita a guerra finita, dopo un breve ritorno a Cortina, a scrivere assumendo lo pseudonimo letterario di Giovanna Zangrandi, incrociando lo sguardo attento del suo fidato cane lupo Attila.
A scrivere de I giorni veri, quelli della guerra partigiana nelle Marmarole, o quelli dopo, della costruzione del suo rifugio Antelao a conflitto concluso. Uno scrivere che diventa per lei occasione per ripercorrere e raccontare degli inverni della sua vita che, seppur contraddistinta da una formazione borghese a Galliera (BO), viene presto segnata dalla tragica perdita del padre, e negli anni a venire, della madre.
Forse il desiderio di evadere da questo faticoso passato familiare (4) l’avevano spinta a Cortina dopo la laurea in chimica, ad insegnare tra le Dolomiti che già conosceva per le discese sugli sci durante le vacanze con la madre.
Un cambiamento radicale, oltre che di paesaggio, anche di nome: Alma Bevilaqua all’anagrafe felsinea, diventa per gli ampezzani Anna. Tuttavia, questo desiderio di vita nuova viene presto disatteso dalla difficoltà di sentirsi finalmente a casa. Dopo la Resistenza trascorre il dopoguerra nella difficoltà e nella fatica di far fronte ad una lunga e logorante malattia che la vincerà nel 1988 pur sostenuta dall’ex-compagno partigiano Volpe (5). Su sua richiesta si ricongiungerà nella sepoltura ai genitori nella tomba di famiglia.
Distaccamento Memora. Poco prima che le venisse diagnosticato il Morbo di Parkinson, forse con le dita già incerte, Giovanna concludeva la scrittura de I Giorni Veri. Tra i giorni veri che racconta ce n’è alcuni in particolare che raccontano di un’impresa.
Parliamo del “distaccamento Memora”: tre partigiani, tra cui Anna, che dal novembre 1944 a febbraio 1945 salgono “a circa quota duemila” (6), alla base di “una gran roccia esposta al sole, non grotta, ma arcuata abbastanza per proteggere dalle intemperie e dalle slavine”: La Memora. Durante quell’inverno i tre ribelli vi si stabiliscono per scampare ai rastrellamenti a valle e continuare tra condizioni meteo avverse e territori impervi la lotta partigiana.
È affascinante leggere nel diario di Giovanna le imprese compiute per lunghi giorni e notti tra il ghiaccio e la neve, quasi all’addiaccio, con lunghe traversate sugli sci fino ad Auronzo per consegnare un dispaccio, solcando la neve fresca nella notte di Capodanno, piuttosto che per le discese e risalite da Rizziois per trasportare viveri o nascondere armamenti in buche scavate nel ghiaccio.
Tra queste pagine si ritrova una Anna a tratti fiduciosa, che riesce a dialogare attorno al fuoco con i compagni partigiani Leo e Lepre (7), a “sperare in un domani” (8) e ritrovare il calore familiare. Con loro trascorre “un buon Natale, non solitario, tra due fratelli che non sapevo di avere, non uno degli squallidi Natali […] per me che nessuno attende o rimpiange a fondovalle” (9).
L’esperienza di Anna: la guerra partigiana nella Brigata Calvi, una parentesi nelle fatiche della sua vita, un’esperienza di calore umano nel duro inverno delle Marmarole e nell’impervio ed isolato riparo de La Memora.
Sentieri Partigiani. Non ci siamo accontentati di leggere il diario di Anna per raccontare quanto sopra.
Non ci bastava immaginare, volevamo conoscere ed esplorare. Già nel 2017 avevamo incontrato la storia di Giovanna al suo rifugio Antelao con l’uscita annuale di Sentieri Partigiani (un collettivo informale di compagni appassionati di Resistenza e montagna che dal 2013, appena può, accompagna interessati sui luoghi della Resistenza).
Ma per il decennale di Sentieri Partigiani, cercavamo qualcosa di inedito. Nelle ricerche impiegate per festeggiare il traguardo ci siamo imbattuti su questo luogo: La Memora. Dino del Baion, storico rifugio sulle Marmarole, e Gianfranco, esperta guida escursionistica di Domegge, ce ne hanno parlato. Gianfranco era stato accompagnato presso La Memora da Pol, alpinista di punta e marito della figlia di un compagno di Anna. Giù a valle, in paese, questo pezzo di storia era stato nascosto
da chi tuttora nega la Resistenza. Messo a tacere insieme al percorso per la sperduta lavagna a strapiombo.
Questi luoghi dei ribelli, infatti, sono ancora relegati nella memoria e condivisi oralmente, diversamente dai fatti che son protetti dalla storia. Gianfranco, entusiasta della nostra ricerca, ci ha accompagnato in perlustrazione e noi, a nostra volta abbiamo accompagnato altri interessati in questo luogo a giugno 2022.
Partendo dal Rifugio Baion siamo arrivati a La Memora risalendo boschi e pendii, su sentieri non tracciati, che permettono di arrivare fino a quelle “ultime pale” di cui parla Giovanna. Lì abbiamo ritrovato questo paretone strapiombante alla cui base rimane “una striscia piana larga circa due metri” dove Anna, Lepre e Leo hanno trovato rifugio e acceso il fuoco in mezzo ai loro giacigli.
Quasi 80 anni dopo ci siamo arrivati, lì sulla piana.
Abbiamo appoggiato gli zaini e da uno di questi abbiamo preso I Giorni Veri. Con uno sguardo a valle e con la roccia alle spalle abbiamo condiviso alcune pagine delle sue memorie partigiane trascorse ai piedi de La Memora. E sembrava che quel fumo tiepido salisse ancora a disperdersi tra le vicine cime delle Marmarole.
Bibliografia:
• Zangrandi G., I giorni veri, Mondadori, 1963
• Zangrandi G., Il Campo Rosso, Club Alpino Italiano – Personaggi, 2022
• Lugo P., Montagne Ribelli, Mondadori, 2015
• Camanni E., Alpi Ribelli, Laterza, 2018