Questo scritto nasce da una riflessione collettiva su questi giorni di quarantena e sulla necessità di storia ed azione che ne emergono. Questi giorni bui, a causa degli arresti domiciliari che stiamo subendo, non aiutano tutte e tutti noi ad essere in salute e resistenti. Difficile in questo periodo, che per molt* è scarsamente sereno, stare sul pezzo e ragionare sul futuro a partire dal 2 giugno, che è la scadenza che ci siamo dati come giornata simbolica per rilanciare la bellezza, l’estetica e quella gioia della ribellione che furono e sono partigiane.
Il tempo, nonostante la percezione distorta che domina questi giorni, scorre e dovrà passarne ancora molto prima che sia possibile rivederci e scendere di nuovo in strada. Prima di allora vedremo scorrere anche il 25 aprile ed il 1 maggio, costretti nella situazione attuale.
Il fantasma della libertà
Oggi la paura della morte ha completamente annullato il valore della propria ed altrui libertà. Senza entrare nel dettaglio delle decisioni governative in ordine socio-sanitario, sottolineiamo il totale annullamento di qualsiasi spazio di responsabilità individuale ed autonomia senza le quali neppure una democrazia formale può esistere. Oramai a differenziarci da una dittatura sembrano restare solo le date di scadenza dei provvedimenti. Nessuno sembra aver nulla da dire su una questione di principio, l’importante in tutti i commenti non è “se mi spiano”, ma “come mi spiano”. Il concetto sembra passare senza allarme, ancora una volta viene ceduta la libertà per paura della morte. Inutile sottolineare come sia facile agire su diritti “secondari” quali il lavoro e la giustizia sociale.
Si è poi imposta un’etica unica, dalla caccia agli untori all’imperversare dei delatori. Tutto si è scatenato prima sui social: i “decisori” si sono solo successivamente e comodamente adeguati a quanto a gran voce veniva richiesto “dalla maggioranza degli italiani”. Andandoci a nozze, ovviamente, “lo vuole il popolo”.
Salute e distopia
È ormai del tutto accettato un concetto di salute di senso totalmente opposto al “diritto alla salute” costituzionale. Ci è stato imposto un “dovere alla salute”, del quale credo a nessuno di noi sfuggano le implicazioni ed i rischi connessi, oscillanti tra stato etico e negazione del diritto di cura. Sarà forse il lascito più grave di questa stagione, obliterante di una salute realmente gratuita e pubblica dove un’equa possibilità di accesso alle cure sia sostenuta da una diffusione capillare dei servizi. Dovremo parlarne a lungo, almeno per cercare di capire quanto sta succedendo e per trovare un qualche “che fare” che, per ora, è difficile riuscire ad individuare, per non sentirsi solo “foglie al vento” private di ogni speranza in un futuro “Mundo Feliz”, che non sia quello della narrazione distopica che stiamo di fatto già vivendo.
Il Web
Intanto c’è il web – con, per quanto ci riguarda, le video-bivaccate e il blog che ora ci fa da cassa di risonanza – che da un mezzo rischia di diventare un fine. Forse ci è ancora necessario per mettere in ordine le idee, ma confinarsi in questa dimensione virtuale significa accettare la reclusione e l’infantilizzazione che ci viene imposta. Dobbiamo iniziare a ragionare e a cercare di uscire dalle identità virtuali, avatar e ologrammi per riaprire possibilità di incontrarci e agire fisicamente.
La nostra dispersione rende questa opportunità al momento di difficile realizzazione, ma dobbiamo tenerla come orizzonte non troppo lontano.
Tutti insieme dobbiamo costruire un’arte della resistenza a questa reclusione. Non ci possiamo accontentare di queste presenze mutilate, i corpi sono centrali nelle nostre relazioni e nel cambiamento di quei stessi rapporti in senso liberatorio.
La Campagna
Zone Libere aderisce alla campagna promossa dall’ANPI nazionale che ha il merito di “mobilitare” in questa situazione di totale isolamento.
A noi però premono anche questioni che furono e rimangono partigiane come, ad esempio, la “giustizia sociale”, la “pace e solidarietà tra i popoli”. Tutti obiettivi che è possibile raggiungere solo attraverso vie che nascono dall’organizzazione dal basso, dove il contatto e i corpi giocano un ruolo fondamentale. Strade precluse dalla situazione contingente ma che urgono di una reinterpretazione ed un adattamento, necessario per tradurle in azione nel futuro prossimo.
Suggeriamo, nel flash mob dai balconi di casa, non solo di cantare “Bella ciao”, ma anche di diffonderla in una versione meticcia, e aggiungere al tricolore, se avete intenzione di esporlo, una stella rossa. Potete facilmente autoprodurla facendola anche con un pezzo di carta colorato, magari con i vostri figli o figlie, e usare una spilla da balia per risemantizzare la bandiera italiana trasformandola in quella delle brigate garibaldine che volevano anche un cambio sociale oltre alla liberazione dal giogo nazi-fascista.
Memoria e desiderio
Un’azione partigiana è possibile nonostante, e a maggior ragione verrebbe da dire, il distanziamento e la solitudine: rendendo attuale la storia partigiana.
Il 25 Aprile soggetti della memoria sono quanti morirono cercando libertà, individuale e collettiva. La voglia di libertà allora fu più forte della paura della morte. La morte che, come dicevamo, oggi ci circonda e ci minaccia viralmente e mediaticamente.
Noi però non dimentichiamo quello che questa giornata ricorda e anche ora vogliamo rilanciare i nostri desideri e immaginari di Resistenza e Liberazione.
Un fiore per i ribelli caduti
Per rendere tangibili questi desideri e scenari sosteniamo e incoraggiamo chiunque voglia vivere la memoria partigiana, in modo individuale o collettivo, con piccoli gesti di resistenza capaci di rompere anche parzialmente l’isolamento. Condizione che fa parte di un contesto in cui è stata vietata nel giorno della Liberazione anche la presenza simbolica degli antifascisti (anche nella nostra regione) e dei rappresentanti dell’ANPI. Restrizione questa ritirata solo dopo un comunicato dell’organizzazione dei partigiani.
Facciamolo con tutte le forme possibili e necessarie: portiamo un fiore, un cartello, un fazzoletto rosso, un disegno o una bandiera ai monumenti e ai cippi che ognuno di noi ha vicino a casa. Spezziamo la segregazione attraversando le vie, i campi, i sentieri, i fossi ed i boschi dove migliaia di partigiani e partigiane hanno lottato, gioito e sofferto. Luoghi che spesso li hanno visti cadere nel tentativo di fondare un nuovo mondo collettivo, basato sulla giustizia sociale e l’uguaglianza. Necessità, che in un momento di crisi e transizione come questo, è più che mai attuale ed impellente.
Ci vediamo presto: le piazze siano di nuovo e al più presto di chi ama e resiste!
Per chi vorrà socializzare questi piccoli ma grandi gesti di resistenza vi invitiamo a diffondere il vostro 25 aprile, inviando le testimonianze visive e non sulla pagina facebook, sull’evento o all’email di Zone Libere: zonelibere@inventati.org o a usare l’hashtag #fioriairibelli
Il logo di Zone Libere è possibile scaricarlo dal seguente link, siete liberi di utilizzarlo e diffonderlo